Gli inverni sempre più caldi e le piogge scarse o violente, stanno mettendo a rischio il futuro delle colture degli agrumi, olio di oliva e farina. E’ quanto emerso dai dati raccolti da Greenpeace in collaborazione con gli esperti del settore.
A livello nazionale, è il Nord a scaldarsi di più: la temperatura media invernale negli ultimi 40 anni è aumentata di quasi 1,5°C, con punte di 2°C nel Nord Ovest e oltre 1,5°C nel Nord Est. Il Nord in particolare ha registrato le maggiori anomalie in termini di precipitazioni: in soli due mesi dell’inverno 2024 è caduta la stessa quantità d’acqua piovuta in tutti e tre gli inverni precedenti.
A Sud gli inverni 2021-2024 hanno visto una generale riduzione delle precipitazioni rispetto alla media del trentennio 1981-2010, con un calo più marcato al Sud (-2,3%) e nelle Isole (-5,7%). Il 2022 è stato l’anno più siccitoso in tutta la Penisola, con il Nord-ovest che ha visto le piogge ridursi del 64%.
Dalla mancanza di precipitazioni ne derivano i suoli aridi, in particolare in Sicilia (-2%), Puglia (-1,2%) e Calabria (-1,1%) registrano i cali più significativi. Per gli esperti si tratta di percentuali molto preoccupanti che mettono a repentaglio le colture.
La siccità ha bruciato 33mila posti di lavoro nei campi del Sud, tra Sicilia e Puglia, con il caldo record e la mancanza di pioggia che hanno impedito le principali operazioni colturali. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’occupazione nel primo trimestre del 2024 che evidenzia come i cambiamenti climatici, incidano sull’occupazione.
La quasi totalità dei posti in meno registrati complessivamente nel settore agricolo tra gennaio e marzo riguarda le campagne del Sud Italia (al Nord i lavoratori aumentano, al Centro calano di un migliaio) ancora oggi in piena emergenza idrica.
L’assenza di precipitazioni e le carenze delle infrastrutture che dovrebbero garantire alle aziende l’acqua necessaria ha di fatto bloccato i lavori nelle campagne meridionali, a partire da quelli necessari per la predisposizione dei terreni, secondo il monitoraggio della Coldiretti, con molte aziende agricole che hanno dovuto rinunciare alle assunzioni, costrette anche dall’esplosione dei costi, dalle bollette idriche ai foraggi necessari per l’alimenta è nelle zone più colpite da una siccità che non sta lasciando scampo a decine di aziende.
La situazione nelle campagne del Sud è il simbolo di come la desertificazione sia diventata una minaccia per l’agricoltura nazionale. Dalla Sicilia alla Puglia, dalla Basilicata alla Sardegna, si moltiplicano i danni legati alla mancanza di pioggia, che sta praticamente azzerando i raccolti a partire dal grano, dove si stimano cali fino al 70%, campi di foraggi e ed erba medica letteralmente bruciati, coltivazioni di frutta e ortaggi in difficoltà e nubi persino sulla vendemmia e sul raccolto delle olive, secondo il monitoraggio della Coldiretti, mentre nelle stalle continuano a morire gli animali.