in guerra in Siria

La recrudescenza della guerra civile in Siria

In questi giorni Aleppo è tornata al centro del conflitto che da oltre tredici anni dilania la Siria. Le milizie jihadiste capeggiate da Abu Mohammad al-Jolani,  hanno lanciato un’offensiva contro Assad definita dai media “la più ampia da anni”, assumendo il controllo di  Aleppo.

Come scrive su Rainews  Zouhir Louassini la perdita di Aleppo  non sarebbe solo un colpo strategico per Assad, ma anche un duro contraccolpo simbolico: la città, riconquistata nel 2016 e celebrata come baluardo della resilienza del regime, rischia di trasformarsi in un simbolo dell’instabilità e della fragilità della Siria di oggi.

In questi giorni è proseguita l’avanzata delle milizie jihadiste: dopo Aleppo è toccato ad Hama, Homs e Deir EzZor.

L’avanzata delle milizie jihadiste non è stata casuale, ma è il risultato di una strategia mirata che sfruttala la debolezza di Assad e dei suoi alleati. La Russia, nonostante abbia ripreso i suoi raid su Aleppo, il suo intervento si è dimostrato limitato e  fortemente condizionato soprattutto dalla guerra in Ucraina. L’Iran, alleato importante di Assad, è in difficoltà per via dei raid israeliani e per le sue milizie in Siria  continuamente sotto attacco. Mentre Hezbollah è alle prese con la guerra in Libano, già colpito più volte in Siria da Israele. Tel Aviv in tutto questo ha avuto un ruolo importante nell’indebolire l’Iran e Hezbollah distruggendo depositi di armi e fortezze, ma dall’altra parte non vorrebbe nemmeno una presa del potere in Siria dei jihadisti.

 

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