Il conflitto tra Israele e Hezbollah si acuisce ogni giorno che passa. Mercoledì Israele ha bombardato a nord di Beirut e Hezbollah ha preso di mira Tel Aviv per la prima volta, ampliando ulteriormente la portata e il raggio d’azione del conflitto aereo lungo il confine libanese.
In questi tre giorni Israele ha bombardato in Libano più di 100 siti. Secondo le autorità libanesi sono rimaste uccise 560 persone e migliaia di feriti e sfollati. Tra i comandanti di alto rango uccisi c’è il capo della forza d’élite Radwan, Ibrahim Aqil, la scorsa settimana, e martedì il capo della forza missilistica e missilistica Ibrahim Qubaisi.
Hezbollah per la prima volta ha cercato di colpire Tel Aviv, ma Israele ha intercettato il missile terra-terra con le difese aeree e non sono stati segnalati danni. Per Hezbollah l’obiettivo era colpire il quartier generale del Mossad, ma un portavoce militare israeliano ha dichiarato che il missile si stava dirigendo verso obiettivi civili.
Secondo Israele, Hezbollah avrebbe in dotazione 150 mila razzi, ma non si sa quanti ne sono stati distrutti.
Israele ha decimato i vertici della catena di comando di Hezbollah, ma il leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, uno dei principali sostenitori di Hezbollah, ha dichiarato che il gruppo sopravviverà alla morte dei suoi leader più anziani, ha riportato la Reuters.
Per il ministro degli esteri libanese, Abdallah Bou Habib, gli Stati Uniti sono l’unico paese che in grado di porre fine al conflitto, ma nel contempo ha espresso delusione per il discorso “debole” di Joe Biden all’Onu.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha messo in guardia dal rischio di un’escalation in Libano, già sull’orlo dell’abisso.
Israele continua a bombardare Gaza
Nonostante l’attenzione si sia spostato sul Libano, Israele continua a bombardare Gaza. Un attacco aereo ha colpito una casa dove sono rimasti uccisi una donna incinta di sei mesi e suoi quattro figli.
Secondo le autorità di Gaza il bilancio delle vittime è salito 41,500 persone, la maggior parte tutti civili.