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I talebani vietano alle donne di esprimersi in pubblico

Le donne in Afghanistan non hanno tregua da quando i talebani sono tornati al potere. Il 22 agosto è entrata in vigore l’ennesimo divieto di esprimersi in pubblico attraverso il canto, la lettura e la recita.

Le legge è in un documento di 114 pagine e 35 articoli visionate dall’Associated Press e costituisce difatti la prima dichiarazione formale delle leggi sul vizio e la virtù in Afghanistan dopo la presa del potere.

In particolare l’articolo 13 afferma che è obbligatorio per una donna coprire il proprio corpo e viso in ogni momento in pubblico. Gli abiti non devono essere sottili, attillati o corti. La voce di una donna è considerata intima e quindi non dovrebbe essere ascoltata mentre canta, recita o legge ad alta voce in pubblico. Inoltre, è proibito alle donne guardare uomini con cui non sono imparentate per sangue o matrimonio e viceversa.

Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, Richard Bennett, ha ripetutamente descritto la situazione delle donne e delle ragazze afghane come apartheid di genere.

Allo stesso relatore è stato negato dai talebani l’ingresso in Afghanistan.

Uno dei pochi  movimenti di resistenza “Afghanistan Womens and Children”, ha condannato questo ennesimo divieto, definendolo una “grave violazione dei diritti umani fondamentali e della privacy”.

“Questo nuovo decreto dei talebani è un attacco diretto alle libertà per cui le donne afghane hanno combattuto negli ultimi due decenni”, si legge nella dichiarazione del movimento

Il movimento ha anche esortato la comunità internazionale e le Nazioni Unite ad adottare misure immediate e decisive contro il regime talebano.

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