Lunedì mattina dei droni ucraini hanno attaccato e incendiato il più grande deposito petrolifero della Crimea occupata dai russi.
I residenti locali della città turistica di Feodosia sul Mar Nero hanno riferito di aver sentito una serie di potenti esplosioni e di aver visto colonne di fiamme e fumo alte nel cielo, nelle vicinanze del JSC Marine Oil Terminal.
Il JSC Marine Oil Terminal è di gran lunga il più grande dei due impianti di lavorazione di petrolio e gas in Crimea.
Oltre alla produzione, il terminal di Feodosia è un nodo logistico regionale chiave per il trasbordo di prodotti petroliferi. Secondo il servizio di informazione russo indipendente Astra, la base ha una capacità di stoccaggio totale di 250.000 tonnellate.
Un arresto prolungato della produzione potrebbe lasciare i residenti e i militari russi che sono in Crimea senza carburante.
L’annessione illegale della Crimea alla Russia
L’annessione della Crimea alla Russia fu il primo evento della crisi russo-ucraina iniziata nel 2014.
In quell’anno la Russia inviò in Crimea – senza dichiararlo pubblicamente – proprie truppe prive di insegne a prendere il controllo del governo locale, militari che vennero così comunemente soprannominati omini verdi; l’11 marzo un nuovo governo di Crimea, filorusso, stabilì di dichiarare indipendenza dall’Ucraina e la richiesta di annessione alla Russia in caso di vittoria dell’imminente referendum popolare appositamente indetto.
Il 16 marzo fu tenuto il referendum sull’autodeterminazione della Crimea criticato e non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale, che determinò la vittoria dell’annessione della Crimea alla Russia con il 95,32% dei voti; le nuove autorità della Crimea il 18 marzo firmarono così l’adesione formale alla Russia.