Il riconteggio parziale ha confermato la vittoria del partito filorusso al governo “Sogno Georgiano. La commissione elettorale centrale all’AFP ha dichiarato che un riconteggio in circa il 12% dei seggi elettorali, che ha coinvolto il 14% dei voti, “non ha portato a un cambiamento significativo rispetto ai risultati ufficiali precedentemente annunciati”.
Tuttavia l‘opposizione filo occidentale e la Presidente della Repubblica non riconoscono l’esito delle elezioni, poichè sono “illegittimi”.
Lunedì migliaia di cittadini hanno manifestato a Tbilisi per protestare con l’opposizione.
Mercoledì l’ufficio del Procuratore ha convocato la Presidente della Repubblica per un interrogatorio, perché “si ritiene che possieda prove riguardanti una possibile falsificazione”.
La Presidente ha rifiutato affermando “che non si è mai visto un’autorità investigativa chiedere a un presidente prove relative alle elezioni.”
I partiti di opposizione hanno dichiarato che non entreranno nel nuovo parlamento “illegittimo” e hanno chiesto nuove elezioni.
La Ong georgiana l’International Society for Fair Elections and Democracy ha affermato di aver documentato “gravi violazioni (elettorali)”, tra cui “intimidazioni, brogli elettorali, voto multiplo, livelli senza precedenti di corruzione degli elettori ed espulsione di osservatori dai seggi elettorali”.
Ancora prima delle elezioni, Bruxelles aveva avvertito che queste elezioni avrebbero rappresentato un test cruciale per la nascente democrazia di Tbilisi e avrebbero determinato le sue possibilità di entrare a far parte dell’Unione.
Negli ultimi decenni la Georgia ha mantenuto forti aspirazioni filo occidentali, ma da dodici anni il governo populista Sogno Georgiano si è sempre più allontanato dall’Occidente in favore della Russia, mostrando riluttanza a condannare Mosca per l’invasione dell’Ucraina.
Negli ultimi mesi il Parlamento georgiano ha approvato alcune leggi controverse, tra cui la legge sugli agenti stranieri, la legge sui valori della famiglia, che limitano i diritti delle persone LGBTQ+. Sono tutte norme che hanno portato al congelamento del processo di adesione della Georgia all’UE.