La sezione distaccata di Taranto della Corte d’Assise d’Appello di Lecce ha annullato la sentenza di primo grado di ‘Ambiente Svenduto’, nei confronti di 26 imputati per disastro ambientale.
Il giudice ha accolto la richiesta dei difensori di spostare il procedimento a Potenza, perchè i giudici che hanno emesso la sentenza a Taranto sarebbero a loro volta considerati “parti offese” del disastro ambientale.
Il pericolo che incombe è che i reati vengano prescritti, nonostante le prove siano inoppugnabili, come ha sottolineato Peacelink: “lo spostamento comporta l’annullamento del processo di primo grado e questo significherebbe un allungamento dei tempi della giustizia e un rischio concreto di prescrizione per reati gravissimi come la concussione e, probabilmente, l’omicidio colposo. Lo spettro dell’impunità incombe sul processo ‘Ambiente Svenduto’. Ricordiamo – dice Peacelink – che i pubblici ministeri, nel corso delle udienze, si sono espressi in modo chiaro e deciso contro il trasferimento del processo, sottolineando l’infondatezza delle eccezioni delle difese degli imputati. La lotta contro l’inquinamento dell’Ilva prosegue comunque – annuncia Peacelink – continueremo a garantire la nostra presenza in tutte le iniziative utili a proteggere la popolazione. Saremo sempre dalla parte delle vittime in quella che l’Onu ha definito ‘Zona di Sacrificio’“.
Il processo ‘Ambiente Svenduto’
Il processo si concluse il 31 maggio 2021, ma le motivazioni (3.700 pagine) furono rese pubbliche il 28 novembre 2022.
Nel processo vennero condannate 26 persone, tra cui ex vertici, tra cui i Riva, ex direttori, manager e politici locali.
Il verdetto dei giudici fu molto pesante. «I Riva e i loro sodali hanno posto in essere modalità gestionali illegali anche omettendo di adeguare lo stabilimento siderurgico ai sistemi minimi di ambientalizzazione e sicurezza per ovviare alle problematiche di cui avevano piena consapevolezza sin dal 1995»
Gli imputati furono accusati di concorso in associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Tutte accuse basate su prove inoppugnabili, ma che oggi vengono azzerate.
Nonostante tutto, per gli attivisti la lotta continua il prossimo 24 ottobre, quando ci sarà una nuova udienza a Milano per l’azione inibitoria contro l’ex Ilva presentata da 11 cittadini di Taranto e provincia.
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