in elezioni americane

Elezioni Usa, il confronto tra i vicepresidenti Walz e Vance

Martedì sera si è svolto il dibattito tra i due candidati vicepresidenti, il democratico Tim Walz e il repubblicano JD Vance. Il dibattito è stato civile, con toni sempre cordiali,  anche se i due candidati hanno espresso ovviamente posizioni differenti su Medio Oriente, immigrazione, tasse, aborto, cambiamenti climatici ed economia.

Il dibattito è iniziato con la crisi in Medioriente. Alla domanda se avrebbe sostenuto un attacco preventivo contro l’Iran da parte di Israele, Vance ha risposto che si sarebbe rimesso al giudizio di Israele, mentre Walz non ha risposto alla domanda.

Sull’aborto Walz ha seguito l’esempio di Harris, raccontando storie personali e criticando la posizione Trump-Vance secondo cui spetta agli Stati decidere se le donne hanno accesso all’aborto.

Walz  ha affermato che le false affermazioni di Trump sui brogli elettorali hanno istigato la folla il 6 gennaio 2021,  quando è stato attaccato il Campidoglio degli Stati Uniti nel tentativo, fortunamente, fallito di impedire la certificazione delle elezioni del 2020 di Joe Biden.

Vance ha chiesto perché Harris non abbia fatto di più per affrontare i problemi di inflazione, immigrazione ed economia durante il suo mandato nell’amministrazione Biden.

“Se Kamala Harris ha progetti così grandiosi su come affrontare i problemi della classe media, allora dovrebbe realizzarli ora…” ha affermato Vance.
Walz invece ha descritto Trump come instabile che ha dato la priorità ai miliardari. Sull’immigrazione ha ribaltato le parole di Vance, attaccando Trump per aver fatto pressione sui repubblicani affinchè abbandonassero un disegno di legge bipartisan sulla sicurezza delle frontiere all’inizio di quest’anno.
Durante il dibattito televisivo Trump pubblicava post sul suo social media attaccando i moderatori della CBS e definendo Walz “patetico” e “con un basso QI”.
Per gli analisti politici i dibattiti  tra i vicepresidenti in genere non alterano l’esito di un’elezione.  Anche se un leggero cambiamento nell’opinione pubblica potrebbe rivelarsi decisivo, con la corsa sul filo del rasoio a cinque settimane dal giorno delle elezioni.

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