in esteri

Donne in Afghanistan: tra disperazione e resistenza

Il 15 agosto 2021 è la data che segna il ritiro e l’abbandono delle forze internazionali dall’Afghanistan e il ritorno dei talebani.

Molti ricorderanno le scene di caos per le strade e all’aeroporto della città, dove migliaia di persone si riversarono per cercare di abbandonare il Paese attraverso i voli militari e umanitari occidentali, a costo anche di morire nella calca o nel tentativo disperato di aggrapparsi alle ali dei velivoli.

A distanza di tre anni, l’Afghanistan è tornata indietro di oltre vent’anni. Oltre 19 milioni di donne non possono più studiare, lavorare, viaggiare o semplicemente passare del tempo libero. Hanno l’obbligo di indossare il burqa in pubblico perchè per i talebani è “tradizionale e rispettoso”.

«Le donne che non sono né troppo giovani né troppo anziane», recita il testo del decreto presentato a Kabul, «dovrebbero velarsi il viso di fronte a un uomo che non è un membro della loro famiglia». Questo per evitare che il loro aspetto sia una provocazione per gli uomini. Il decreto va oltre e ribadisce che, se non hanno compiti importanti da svolgere all’esterno, è che le donne restino a casa.

Oltre al burqa, è stata introdotta la lapidazione per le donne che commettono adulterio, l’ultimo passo verso il ritorno all’oscurantismo, nella totale indifferenza della comunità internazionale.

Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, Richard Bennett, ha ripetutamente descritto la situazione delle donne e delle ragazze afghane come apartheid di genere, considerato quindi un crimine contro l’umanità.

L’aumento dei suicidi tra le donne

Dal ritorno al potere dei talebani nell’agosto 2021, il tasso di suicidi è aumentato in tutto il paese, in particolare tra donne e ragazze. Questo aumento è attribuito alle severe restrizioni dei talebani, al peggioramento della crisi umanitaria, alla fame acuta e agli alti tassi di disoccupazione.

La vita è diventata molto difficile per molte persone vulnerabili, in particolare donne e ragazze, che sono state private dei diritti umani fondamentali, tra cui il diritto al lavoro, allo studio e alla partecipazione alla vita pubblica.

Lo scorso 22 agosto è entrato in vigore l’ennesimo divieto di esprimersi in pubblico attraverso il canto, la lettura e la recita.

Leggi anche- I talebani vietano alle donne di esprimersi in pubblico 

La resistenza delle donne

Nonostante la repressione, gli arresti, le violenze e gli omicidi, in Afghanistan molte donne coraggiose hanno fondato alcuni movimenti di resistenza, denunciando costantemente l’apartheid di genere.

Il movimento Purple Saturdays è diventato un simbolo di resistenza e sfida di fronte al governo oppressivo dei talebani in Afghanistan. Il recente appello pubblico del movimento— “Non chiuderemo, non tollereremo l’oppressione, combatteremo”—riflette una profonda determinazione a resistere alle brutali violazioni dei diritti umani, in particolare quelle contro le donne, che hanno caratterizzato i tre anni di governo talebano.

Un gruppo di donne ha tenuto una manifestazione  a Kabul nel terzo anniversario del ritorno dei  talebani. Hanno ricordato il 15 agosto come un “Giorno nero nella storia dell’Afghanistan”, scrivendo slogan sui muri di Kabul, tra cui “Liberate le donne afghane”.

La resistenza in Afghanistan si manifesta anche attraverso il giornalismo: Zan Times è nato dopo il ritorno dei talebani, da un momento quindi di disperazione e di rabbia.  Oggi è composto principalmente da donne che si occupano di violazione dei diritti umani, con particolare attenzione alla comunità LGBTQ.

Un altro esempio di resistenza e protesta è stata l’atleta afghana Kimia Yousofi che, dopo aver partecipato ai 100 metri nei “round preliminari”, ha mostrato un foglio con scritto: «Istruzione, sport, i nostri diritti».

In relazione agli ultimi divieti imposti dai talebani, tra cui quello di cantare o parlare in pubblico, un gruppo di donne afghane ha risposto cantando a gran voce.

L’approfondimento è un blog indipendente senza pubblicità invadente e paywall. Un tuo contributo è fondamentale per sostenere il lavoro di approfondimento.