Secondo i dati dell’ OIM dall’inizio del 2024 nel Mediterraneo hanno perso la vita 1.021 persone. Si tratta di uomini, donne e bambini, in fuga da guerre, povertà, fame, conflitti, crisi umanitarie, in cerca di un futuro possibile e migliore in Europa. Nonostante tutto, in Italia è sempre più difficile informare i cittadini sui naufragi e sugli sbarchi.
Il problema non è nuovo, ma è tornato alle cronache dopo il naufragio del 17 giugno 2024 a Roccella Jonica. L’unico dato certo sono gli 11 sopravvissuti. Mentre le informazioni circa il numero dei corpi totali recuperati rimangono imprecise.
Come denuncia Mem.Med Memoria Mediterranea la comunicazione delle istituzioni sulle operazioni di ricerca e recupero è stata fin da subito carente e in alcuni casi fuorviante: le informazioni fornite sono state dosate in brevi comunicati che spesso sono risultati incompleti e incoerenti. C’è scarsa trasparenza sui numeri e sugli spostamenti delle salme delle vittime.
Il blocco del lavoro dei giornalisti ha impedito di documentare correttamente e tempestivamente gli arrivi delle salme, giunte sempre in piena notte e distribuite su diversi porti della regione Calabria, tra cui Roccella Ionica e Gioia Tauro. Gli ultimi 5 corpi sono arrivati a Crotone la notte del 24 giugno, in un posto blindato e chiuso ai giornalisti.
Il naufragio del 17 giugno, a contrario di Cutro, è stato totalmente ignorato. Nessuna televisione, nessun cordoglio delle istituzioni e nessun commento delle cariche di governo e di stato. Niente di niente, solo indifferenza.
Il silenzio più preoccupante non è quello delle istituzioni che spesso cercano di nascondere per paura del consenso, ma quello dell’opinione pubblica che sembra ormai assuefatta dalla morte per mano delle frontiere.
La lettera dei giornalisti di Crotone al Prefetto
Il 25 giugno i giornalisti crotonesi hanno inviato una lettera al Prefetto, per denunciare le difficoltà a documentare gli arrivi di migranti al porto di Crotone.
“È da circa due anni che per i giornalisti crotonesi diventa sempre più difficile documentare gli arrivi di migranti al porto di Crotone. Per accedervi, infatti, bisogna chiedere l’autorizzazione ad ogni singolo evento. Solitamente, quando veniamo a conoscenza di uno sbarco, ci tocca inviare una mail a tre indirizzi diversi ed attendere le autorizzazioni sperando che qualcuno legga quelle richieste. Tuttavia, nonostante le regolari richieste, con tanto di accettazione via mail, per esempio, è anche capitato che qualcuno sostenesse che non avessimo di diritto di lavorare in quel posto.
L’attuale procedura burocratica non solo ritarda lo svolgimento del nostro lavoro, che in casi come questo richiede massima tempestività, ma talvolta ha rappresentato un vero e proprio ostacolo al diritto di cronaca che quotidianamente esercitiamo” scrivono i giornalisti.
La situazione è ulteriormente peggiorata nella serata del 24 giugno con l’arrivo della nave Diciotti della Guardia Costiera, con a bordo cinque salme di migranti deceduti nel naufragio dei giorni scorsi al largo delle coste calabresi. In quell’occasione ai cronisti è stato vietato di entrare, costringendo molti a ricorrere a soluzioni alternative e anche rischiose per svolgere il proprio lavoro.
I giornalisti in più occasioni hanno percepito come non gradita la loro presenza, avvertendo un clima molto ostile neo loro confronti.
“Il clima che respiriamo non è sereno, ma questo non ci spaventa. Il diritto di cronaca è alla base di ogni Paese civile e saremo sempre impegnati per garantirlo” concludono nella lettera.