“Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’esercizio dell’acciaieria Ilva dovrà essere sospeso” è quanto affermato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in merito all’azione inibitoria collettiva contro l’ex Ilva, promossa da dieci cittadini dell’associazione Genitori Tarantini e da un bambino di 11 anni affetto da una patologia genetica rara. Successivamente sono state raccolte oltre 136 firme per una class action risarcitoria. L’associazione si sta facendo assistere dagli avvocati Maurizio Rizzo Striano e Ascanio Ameduni, che stanno stanno mettendo a disposizione le loro professionalità a titolo gratuito.
Nel 2019 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accertato che l’acciaieria provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona1.
Varie misure per la riduzione del suo impatto sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti.
Numerosi cittadini di Taranto hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell’esercizio dell’acciaieria, sostenendo che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva relativa alle emissioni industriali 2.
Nel settembre 2022 il Tribunale di Milano ha adito la Corte di giustizia europea su tre quesiti: “il ruolo della Valutazione di Danno Sanitario nel procedimento di rilascio e riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia)”, il “set delle sostanze nocive che devono essere considerate ai fini del rilascio e riesame” dell’Aia e in più i “tempi di adeguamento delle attività industriali svolte alle prescrizioni”.
La Corte sottolinea lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto dell’Unione, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Infatti, rileva che la direttiva contribuisce al conseguimento di tali obiettivi e alla salvaguardia del diritto di vivere in un ambiente atto a garantire la salute e il benessere.
Mentre, secondo il governo italiano, la direttiva non fa alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte rileva che la nozione di «inquinamento» ai sensi di tale direttiva include i danni tanto all’ambiente quanto alla
salute umana. Secondo il Tribunale di Milano, tale presupposto non è stato rispettato per quanto riguarda il danno sanitario. Il gestore deve altresì valutare tali impatti durante tutto il periodo di esercizio della sua installazione.
Sempre secondo il Tribunale di Milano le norme speciali applicabili all’acciaieria Ilva hanno consentito di rilasciarle un’autorizzazione ambientale e di riesaminarla senza considerare talune sostanze inquinanti o i loro effetti nocivi sulla popolazione circostante. Ebbene, la Corte rileva che il gestore di un’installazione deve fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte dalla sua installazione. Solo le sostanze inquinanti che si ritiene abbiano un effetto trascurabile sulla salute umana e sull’ambiente possono non essere assoggettate al rispetto dei
valori limite di emissione nell’autorizzazione all’esercizio.
La Corte afferma che, contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano, il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti.
In caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all’esercizio dell’installazione, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità della sua installazione a tali condizioni nel più breve tempo possibile.
In caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso.
Adesso la palla torna al Tribunale di Milano che dovrà attenersi alla decisione della Corte, ha sottolineato nel comunicato stampa la Corte di giustizia Ue.
Il presidente della Sezione imprese del Tribunale di Milano ha fissato l’udienza di convocazione delle parti coinvolte nella class action risarcitoria promossa da alcuni cittadini della provincia di Taranto per il 24 ottobre 2024, alle ore 12;00.
Immagine: Associazione Genitori Tarantini.
Questo articolo è gratuito. Un tuo contributo è fondamentale per sostenere il lavoro di questo blog.
Webmention
[…] Leggi anche: Ex Ilva, Corte di giustizia Ue: “Se presenta pericoli gravi per l’ambiente … […]