in Iran

Il gesto coraggioso di Ahou Daryaei contro l’oppressione del regime iraniano

L’immagine di Ahou Daryaei, studentessa dell’ Università Islamica Azad di Teheran, mentre si spoglia in segno di protesta verso l’oppressione del regime iraniano, ha fatto il giro del mondo.

Secondo le notizie circolate, Ahou Daryaei avrebbe prima discusso con la polizia morale per l’hijab, il velo islamico obbligatorio, e poi avrebbe deciso di spogliarsi restando in intimo in pubblico.

Per le autorità iraniane e l’ateneo Ahou Daryaei “è affetta da disturbi mentali”. Dopo l’arresto sarebbe stata portata in un ospedale psichiatrico, ma di lei non si sa più nulla.

“Il suo gesto è un potente promemoria della lotta delle donne iraniane per la libertà. Sì, usiamo i nostri corpi come armi per combattere un regime che uccide le donne perché mostrano i loro capelli” ha scritto su X la dissidente e attivista iraniana Masih Alinejad.

La narrazione dell’ instabilità mentale è tipica del regime iraniano

Per le autorità iraniane la ragazza soffrirebbe di instabilità mentale. In realtà si tratta di una tipica narrazione del regime come dimostrano le testimonianze di alcune attiviste.

“Nel 2014, quando ho lanciato la campagna My Stealthy Freedom contro l’hijab obbligatorio, il regime ha usato bugie simili contro di me, sostenendo che avevo avuto un crollo mentale, che mi ero spogliata nella metropolitana di Londra e che ero stata violentata da tre uomini. In questo modo cercano di indebolire coloro che resistono alla loro oppressione” ha scritto su X Masih Alinejad.

“Questa donna è stata ricoverata forzatamente sotto supervisione psichiatrica, segnando l’inizio della tortura e, subito dopo, del ciclo di confessioni forzate” ha aggiunto l’attivista esortando le organizzazioni dei diritti umani ad agire.

Un’altra giovane attivista iraniana Azam Janravi ha raccontato che dopo aver protestato contro l’obbligo dell’hijab, fu arrestata. La sua famiglia fu messa sotto pressione dal regime iraniano per dichiararla malata di mente.

“La mia famiglia non l’ha fatto, ma molte famiglie sotto pressione lo fanno, pensando che sia il modo migliore per proteggere i propri cari. È così che la Repubblica islamica cerca di screditare le donne mettendo in dubbio la loro salute mentale” ha dichiarato l’attivista.

 “Etichettare le manifestanti come malate di mente è il metodo di lunga data del regime per reprimere il dissenso”, ha detto il premio Nobel  Shirin Ebadi aggiungendo che tali tattiche vengono utilizzate per mettere a tacere l’opposizione. “Se la studentessa che protestava all’Università di Azad era ‘malata’, perché è stata arrestata? L’apparato di sicurezza è responsabile dell’assistenza medica dei cittadini?” ha scritto Ebadi in un post su Instagram.