L’uccisione di Hassan Nasrallah è stato un durissimo colpo per Nezbollah, poichè la sua eliminazione ha dimostrato la debolezza del gruppo nei confronti di Israele.
L’attenzione adesso è sull’Iran, sostenitore di Hezbollah, che non può permettersi di incassare un colpo così pesante, rispondendo in modo simbolico come ha fatto nei mesi scorsi.
Sabato la guida suprema iraniana Ali Khameini ha affermato che “tutte le forze di resistenza regionali” sostengono e stanno al fianco di Hezbollah, ma non ha fornito ulteriori dettagli.
“L’Iran è in un dilemma politico in questo momento”, ha detto Firas Maksad, del Middle East Institute.
“Da un lato ha voluto evitare uno scontro diretto e totale, data la sua preferenza di lunga data per la guerra asimmetrica.
Ma d’altro canto, la mancanza di una risposta degna data la portata dell’evento non farà altro che incoraggiare Israele a spingersi oltre le linee rosse dell’Iran”, ha affermato. Non rispondere invia anche un segnale di debolezza ai suoi alleati regionali.
Dopo la conferma dell’uccisione del leader di Hezbollah, l’ayatollah Ali Khamenei, è stato portato in un luogo sicuro all’interno dell’Iran, con le misure di sicurezza rafforzate.
La mossa è volta a salvaguardare il principale decisore iraniano, ma è anche una dimostrazione di nervosismo da parte delle autorità iraniane, mentre Israele continua a lanciare una serie di attacchi devastanti contro Hezbollah, l’alleato meglio armato e meglio equipaggiato dell’Iran nella regione.
In Medio Oriente “tutto è possibile, anche la guerra”, ha affermato da New York all’agenzia iraniana Fars il capo della diplomazia del governo di Teheran, Abbas Araghchi. “Tutti dovrebbero essere consapevoli del fatto che la situazione è assolutamente esplosiva e che tutto è possibile, anche la guerra”, ha detto il ministro all’agenzia, legata ai Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani. Araghchi non ha risparmiato accuse a Israele e ha affermato che l’Iran ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu.
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